Come semiologa di formazione, mi sono avvicinata alla Fashion theory all’inizio della mia carriera accademica alla metà degli anni ‘80. Roland Barthes, l’autore che più amavo allora, aveva scritto nel 1967 il Sistema della Moda, un libro tanto bello quanto astruso che con la moda vera e propria non c’entrava molto, ma che dimostrava come essa fosse un sistema di produzione di senso, sia linguistico che sociale. La moda, insomma, esprime molto più del vestito, ed era, allora come adesso, questo “di più” ad affascinarmi. Incontrai così, con i sistemi esistenti all’epoca, cioè libri, riviste e posta cartacei, alcuni degli studiosi che già allora, prevalentemente in ambito anglosassone, stavano creando questo nuovo campo disciplinare: la Fashion theory. Molti di questi studiosi, tra i quali proprio tu, Chris, avrebbero contribuito nel 1997 alla costituzione dell’Advisory Board della rivista fondata e diretta da Valerie Steele che porta appunto questo nome: “Fashion Theory”. La data è emblematica: sono almeno 20 anni che la Fashion theory si è costituita come campo di ricerca internazionale, autonomo rispetto alla storia del costume e delle arti, autonomo anche rispetto alla vasta area degli studi culturali, di cui a mio parere costituisce comunque una componente essenziale.

Reflections on three decades of studies in fashion theory

Calefato, Patrizia;
2018-01-01

Abstract

Come semiologa di formazione, mi sono avvicinata alla Fashion theory all’inizio della mia carriera accademica alla metà degli anni ‘80. Roland Barthes, l’autore che più amavo allora, aveva scritto nel 1967 il Sistema della Moda, un libro tanto bello quanto astruso che con la moda vera e propria non c’entrava molto, ma che dimostrava come essa fosse un sistema di produzione di senso, sia linguistico che sociale. La moda, insomma, esprime molto più del vestito, ed era, allora come adesso, questo “di più” ad affascinarmi. Incontrai così, con i sistemi esistenti all’epoca, cioè libri, riviste e posta cartacei, alcuni degli studiosi che già allora, prevalentemente in ambito anglosassone, stavano creando questo nuovo campo disciplinare: la Fashion theory. Molti di questi studiosi, tra i quali proprio tu, Chris, avrebbero contribuito nel 1997 alla costituzione dell’Advisory Board della rivista fondata e diretta da Valerie Steele che porta appunto questo nome: “Fashion Theory”. La data è emblematica: sono almeno 20 anni che la Fashion theory si è costituita come campo di ricerca internazionale, autonomo rispetto alla storia del costume e delle arti, autonomo anche rispetto alla vasta area degli studi culturali, di cui a mio parere costituisce comunque una componente essenziale.
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