Il contributo indaga in maniera approfondita l’iconografia della Vergine Regina con Bambino affiancata da angeli nelle lunette dei portali gotici pugliesi. In particolar modo l’analisi si concentra sull’età angioina e indaga le implicazioni politiche rintracciabili in alcuni elementi iconografici. La presenza di corone gigliate o, talvolta, arazzi decorati con un vero e proprio seminato di gigli, sono un chiaro riferimento alla dinastia regnante. La devozione mariana si trasforma quindi in un potente mezzo di propaganda politica. Le immagini, però, non perdono il loro valore spirituale e il loro compito parenetico. La presenza di turiboli o ceri liturgici tra le mani degli angeli e di melegrane e uccellini tra quelle della Vergine o del Bambino si trasformano in chiare allusioni alla dimensione funeraria. L’esaltazione del simbolo dinastico crea dunque l’occasione perfetta per rinnovare l’iconografia mariana e vestirla di tutta una serie di nuovi significati. Le immagini sembrano sempre in bilico tra passato e futuro: da un lato mantengono il legame con la secolare tradizione bizantina, dall’altro accolgono le più aggiornate tendenze occidentali. Opportuni confronti con sculture e affreschi rintracciabili dentro e fuori il Regno di Napoli permettono infine di svelare con maggior precisione la sottile maglia che lega indissolubilmente culture solo apparentemente distanti, che in Puglia, però, si fondono armoniosamente, dando origine a manufatti unici, per stile e iconografia.

La Vergine Regina dei portali angioini pugliesi: l’esaltazione della maternità ‘angelicata’ come prefigurazione della morte

MIGNOZZI, MARCELLO
2017-01-01

Abstract

Il contributo indaga in maniera approfondita l’iconografia della Vergine Regina con Bambino affiancata da angeli nelle lunette dei portali gotici pugliesi. In particolar modo l’analisi si concentra sull’età angioina e indaga le implicazioni politiche rintracciabili in alcuni elementi iconografici. La presenza di corone gigliate o, talvolta, arazzi decorati con un vero e proprio seminato di gigli, sono un chiaro riferimento alla dinastia regnante. La devozione mariana si trasforma quindi in un potente mezzo di propaganda politica. Le immagini, però, non perdono il loro valore spirituale e il loro compito parenetico. La presenza di turiboli o ceri liturgici tra le mani degli angeli e di melegrane e uccellini tra quelle della Vergine o del Bambino si trasformano in chiare allusioni alla dimensione funeraria. L’esaltazione del simbolo dinastico crea dunque l’occasione perfetta per rinnovare l’iconografia mariana e vestirla di tutta una serie di nuovi significati. Le immagini sembrano sempre in bilico tra passato e futuro: da un lato mantengono il legame con la secolare tradizione bizantina, dall’altro accolgono le più aggiornate tendenze occidentali. Opportuni confronti con sculture e affreschi rintracciabili dentro e fuori il Regno di Napoli permettono infine di svelare con maggior precisione la sottile maglia che lega indissolubilmente culture solo apparentemente distanti, che in Puglia, però, si fondono armoniosamente, dando origine a manufatti unici, per stile e iconografia.
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