L’uso del termine “Terrore” per titolare le pagine più buie della storia dei vari “socialismi realizzati” novecenteschi è frequente. Singolarmente tale scelta accomuna comunisti ed anticomunisti. Parlare di Terrore rende però ineludibile il controverso problema del rapporto fra Rivoluzione francese e Russa: si tratta di stabilire l’esistenza stessa, ed eventualmente la natura, di un nesso che leghi la prima alla seconda e, quindi, al movimento comunista. Ragionando in termini di causa ed effetto, la questione appare improponibile, tuttavia, fino agli anni Sessanta e allo scisma cinese, il movimento comunista ha dato grande enfasi alla continuità e lo ha fatto nel nome di una Storia che veniva di fatto concepita non come prodotto ma come “motore” dell'umanità. Il forte processo di secolarizzazione dell'ultimo terzo del secolo scorso investe anche il movimento comunista, ponendo in crisi un meccanismo di legittimazione basato sul “precedente”, cioè un modo per affermare “è così, perché Storia lo vuole”. L'ultima reazione all'incalzare di tale processo è nella (effimera) affermazione di una religione ancora più pura, votata non più alla Storia, ma alla Volontà. Nessun richiamo al passato legittima più le violenze della Rivoluzione culturale, che assumono valore in sé. La distopia prende il posto dell'utopia. L'umiliazione, o la soppressione, del nemico di turno non servono “per” affermare il più giusto mondo di domani, ma “sono” il mondo più giusto già oggi. Ecco perché, nel contesto italiano, la Nuova sinistra oppone negli slogan e nelle sigle stesse delle organizzazioni, sempre più spesso il termine “comunista” a quello “socialista”. È il terrore per il terrore, il castigo divino, non il temporaneo espediente della politica per superare qualche altrettanto temporaneo problema, giacché è la volontà e non la politica a muovere il cielo e la terra. Il «precedente» non ormai più necessario, Mao ha definitivamente soppiantato Robespierre.

Terror and Revolution: The Italian Marxist Left Deals whit the Twentieth Century

FIUME, Fabrizio
2008-01-01

Abstract

L’uso del termine “Terrore” per titolare le pagine più buie della storia dei vari “socialismi realizzati” novecenteschi è frequente. Singolarmente tale scelta accomuna comunisti ed anticomunisti. Parlare di Terrore rende però ineludibile il controverso problema del rapporto fra Rivoluzione francese e Russa: si tratta di stabilire l’esistenza stessa, ed eventualmente la natura, di un nesso che leghi la prima alla seconda e, quindi, al movimento comunista. Ragionando in termini di causa ed effetto, la questione appare improponibile, tuttavia, fino agli anni Sessanta e allo scisma cinese, il movimento comunista ha dato grande enfasi alla continuità e lo ha fatto nel nome di una Storia che veniva di fatto concepita non come prodotto ma come “motore” dell'umanità. Il forte processo di secolarizzazione dell'ultimo terzo del secolo scorso investe anche il movimento comunista, ponendo in crisi un meccanismo di legittimazione basato sul “precedente”, cioè un modo per affermare “è così, perché Storia lo vuole”. L'ultima reazione all'incalzare di tale processo è nella (effimera) affermazione di una religione ancora più pura, votata non più alla Storia, ma alla Volontà. Nessun richiamo al passato legittima più le violenze della Rivoluzione culturale, che assumono valore in sé. La distopia prende il posto dell'utopia. L'umiliazione, o la soppressione, del nemico di turno non servono “per” affermare il più giusto mondo di domani, ma “sono” il mondo più giusto già oggi. Ecco perché, nel contesto italiano, la Nuova sinistra oppone negli slogan e nelle sigle stesse delle organizzazioni, sempre più spesso il termine “comunista” a quello “socialista”. È il terrore per il terrore, il castigo divino, non il temporaneo espediente della politica per superare qualche altrettanto temporaneo problema, giacché è la volontà e non la politica a muovere il cielo e la terra. Il «precedente» non ormai più necessario, Mao ha definitivamente soppiantato Robespierre.
2008
978-2-84269-841-6
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