Il saggio presta particolare attenzione alle variegate e vivaci dinamiche urbane di Benevento nei secoli XI-XIII, basandosi principalmente sull’analisi del Chronicon di Falcone, che è spesso l’unica fonte di informazione per una conoscenza approfondita delle vicende della città del Calore. Il Chronicon, a dispetto dei tanti pronunciamenti di veridicità e di obiettività del suo autore, ci presenta ciò che l’intellettuale Falcone ha potuto vedere, osservare, ‘sentire’ da un particolare punto di osservazione (Benevento), in un momento storico particolare (il periodo del consolidarsi del potere ducale e poi ruggeriano nel Mezzogiorno), ponendo l’accento su alcune vicende, reputate cardinali, piuttosto che su altre, consegnandoci, dunque, una narrazione volontaria e soggettiva, sostenuta da precise scelte tematiche. L’impalcatura compositiva della cronaca manifesta, infatti, una forte propensione alla gerarchizzazione dei fatti, in quanto non tutti ritenuti ugualmente capaci di segnare la memoria collettiva. Falcone narra, con precisione e abbondanza di particolari, eventi militari (scontri della città con i nuclei di potere feudale esistenti nel circondario o singole battaglie campali), i violenti contrasti intestini urbani, solenni celebrazioni religiose, riferendo in dettaglio anche su alcuni miracoli compiuti da san Barbato. Si sofferma su alcuni rituali civici ed episodi di vita monastica e conciliare, sulla concessione di due privilegi che ritagliarono più ampi spazi di autonomia economica alla città. Fornisce una dettagliata descrizione della sua nomina a giudice del centro urbano, ma anche, ad esempio, di un evento catastrofico come il terremoto che, nel 1125, sconvolse profondamente il Beneventano. Sono però soprattutto i conflitti interni e il fenomeno dell’esilio, dell’allontanamento volontario od obbligato dei cives dallo spazio sociale beneventano, a suscitare costantemente la sua attenzione, tradendone così l’acuta sensibilità ai problemi del presente, il forte impegno politico e civico e l’ottica municipalistica. Le ragioni della scrittura falconiana si risolvono così nell’indicazione del criterio che sovrintende alle scelte tematiche della narrazione, cioè nella volontà dell’autore di non ‘disperdere’, e quindi di conservare e tramandare, di proiettare nel futuro per far diventare patrimonio comune, storia in definitiva, tutto ciò che ritiene indispensabile e utile («quae necessaria imminent et oportuna videntur») alla definizione, a mio avviso, della identità civica della comunità beneventana. Un organismo sociale di cui vengono sottolineate le specifiche componenti: la protezione dei santi, le profonde esigenze di pace e di concordia, le capacità militari, la precoce difesa di importanti margini di autonomia politica ed economica, la la vitalità sorprendente, evidente nelle lotte di fazione, manifestazione di quelle stesse tensioni politiche e sociali che agitarono tra XI e XII secolo le città dell’Italia centrosettentrionale, ma anche molti centri urbani del Mezzogiorno italiano. Espressione di una forte autocoscienza cittadina il Chronicon, nello stesso tempo, vuole promuovere la consapevolezza della comunità beneventana di possedere un patrimonio spirituale comune, una propria identità, una propria storia particolare: un sentimento che avrebbe potuto stimolare la coesione dei cives che, presentati come personaggi di primo piano o minori o come anonimi componenti della multiforme folla cittadina che si fa interprete di numerosi avvenimenti grandi e piccini, sono con le loro qualità positive o negative i veri protagonisti della narrazione falconiana.

Coscienza civica e tensioni sociali nel Mezzogiorno normanno: Benevento nella prima metà del XII secolo

LAVARRA, Caterina
2004-01-01

Abstract

Il saggio presta particolare attenzione alle variegate e vivaci dinamiche urbane di Benevento nei secoli XI-XIII, basandosi principalmente sull’analisi del Chronicon di Falcone, che è spesso l’unica fonte di informazione per una conoscenza approfondita delle vicende della città del Calore. Il Chronicon, a dispetto dei tanti pronunciamenti di veridicità e di obiettività del suo autore, ci presenta ciò che l’intellettuale Falcone ha potuto vedere, osservare, ‘sentire’ da un particolare punto di osservazione (Benevento), in un momento storico particolare (il periodo del consolidarsi del potere ducale e poi ruggeriano nel Mezzogiorno), ponendo l’accento su alcune vicende, reputate cardinali, piuttosto che su altre, consegnandoci, dunque, una narrazione volontaria e soggettiva, sostenuta da precise scelte tematiche. L’impalcatura compositiva della cronaca manifesta, infatti, una forte propensione alla gerarchizzazione dei fatti, in quanto non tutti ritenuti ugualmente capaci di segnare la memoria collettiva. Falcone narra, con precisione e abbondanza di particolari, eventi militari (scontri della città con i nuclei di potere feudale esistenti nel circondario o singole battaglie campali), i violenti contrasti intestini urbani, solenni celebrazioni religiose, riferendo in dettaglio anche su alcuni miracoli compiuti da san Barbato. Si sofferma su alcuni rituali civici ed episodi di vita monastica e conciliare, sulla concessione di due privilegi che ritagliarono più ampi spazi di autonomia economica alla città. Fornisce una dettagliata descrizione della sua nomina a giudice del centro urbano, ma anche, ad esempio, di un evento catastrofico come il terremoto che, nel 1125, sconvolse profondamente il Beneventano. Sono però soprattutto i conflitti interni e il fenomeno dell’esilio, dell’allontanamento volontario od obbligato dei cives dallo spazio sociale beneventano, a suscitare costantemente la sua attenzione, tradendone così l’acuta sensibilità ai problemi del presente, il forte impegno politico e civico e l’ottica municipalistica. Le ragioni della scrittura falconiana si risolvono così nell’indicazione del criterio che sovrintende alle scelte tematiche della narrazione, cioè nella volontà dell’autore di non ‘disperdere’, e quindi di conservare e tramandare, di proiettare nel futuro per far diventare patrimonio comune, storia in definitiva, tutto ciò che ritiene indispensabile e utile («quae necessaria imminent et oportuna videntur») alla definizione, a mio avviso, della identità civica della comunità beneventana. Un organismo sociale di cui vengono sottolineate le specifiche componenti: la protezione dei santi, le profonde esigenze di pace e di concordia, le capacità militari, la precoce difesa di importanti margini di autonomia politica ed economica, la la vitalità sorprendente, evidente nelle lotte di fazione, manifestazione di quelle stesse tensioni politiche e sociali che agitarono tra XI e XII secolo le città dell’Italia centrosettentrionale, ma anche molti centri urbani del Mezzogiorno italiano. Espressione di una forte autocoscienza cittadina il Chronicon, nello stesso tempo, vuole promuovere la consapevolezza della comunità beneventana di possedere un patrimonio spirituale comune, una propria identità, una propria storia particolare: un sentimento che avrebbe potuto stimolare la coesione dei cives che, presentati come personaggi di primo piano o minori o come anonimi componenti della multiforme folla cittadina che si fa interprete di numerosi avvenimenti grandi e piccini, sono con le loro qualità positive o negative i veri protagonisti della narrazione falconiana.
2004
88-8082-568-8
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