Nel 1926 esce il romanzo di Pirandello Uno nessuno e centomila, e sempre nel 1926 “l’Uomo dei Lupi”, protagonista della Storia di una nevrosi infantile di Freud, torna a sottoporsi ad analisi presso Ruth Mack Brunswick, allieva del maestro viennese. Non c’è nessuna relazione esteriore tra i due avvenimenti, ma tra di essi c’è un nesso interessante. Freud nel 1937, riflettendo sulla “persistente nevrosi” nell’Uomo dei lupi e sul suo ricorrente bisogno di analisi (qui si fa specifico riferimento all’intervento della Brunswick, nel 1926), osservava come “la storia della guarigione di questo paziente [...è] quasi altrettanto interessante della storia della sua malattia”. Vale a dire una storia e i ‘racconti’ che conseguono, di fatto, ‘interminabili’. Nell’impossibilità di sedimentarsi in una ‘causa’ e in ricordi certi, in ‘nomi’, nella sua natura di “esperienza intraducibile in un concetto” – realtà ‘debole’ per un soggetto ‘debole’ – questa storia (col suo corredo di narrazioni) richiama singolarmente (per contrappunto e insieme per analogia) l’exit dell’Uno, nessuno e centomila pirandelliano, il Non conclude. Il personaggio freudiano come quello pirandelliano: cifra comune l’evanescenza e la letteratura. La dimensione letteraria come ricerca, ‘interminabile’ agitarsi e costruirsi di forme: è lo spazio riservato all’Uomo dei lupi.

IL NASO, VITANGELO MOSCARDA, L’UOMO DEI LUPI. RIFLESSIONI A MARGINE DI UNA COINCIDENZA

BRUNETTI, Bruno
2009-01-01

Abstract

Nel 1926 esce il romanzo di Pirandello Uno nessuno e centomila, e sempre nel 1926 “l’Uomo dei Lupi”, protagonista della Storia di una nevrosi infantile di Freud, torna a sottoporsi ad analisi presso Ruth Mack Brunswick, allieva del maestro viennese. Non c’è nessuna relazione esteriore tra i due avvenimenti, ma tra di essi c’è un nesso interessante. Freud nel 1937, riflettendo sulla “persistente nevrosi” nell’Uomo dei lupi e sul suo ricorrente bisogno di analisi (qui si fa specifico riferimento all’intervento della Brunswick, nel 1926), osservava come “la storia della guarigione di questo paziente [...è] quasi altrettanto interessante della storia della sua malattia”. Vale a dire una storia e i ‘racconti’ che conseguono, di fatto, ‘interminabili’. Nell’impossibilità di sedimentarsi in una ‘causa’ e in ricordi certi, in ‘nomi’, nella sua natura di “esperienza intraducibile in un concetto” – realtà ‘debole’ per un soggetto ‘debole’ – questa storia (col suo corredo di narrazioni) richiama singolarmente (per contrappunto e insieme per analogia) l’exit dell’Uno, nessuno e centomila pirandelliano, il Non conclude. Il personaggio freudiano come quello pirandelliano: cifra comune l’evanescenza e la letteratura. La dimensione letteraria come ricerca, ‘interminabile’ agitarsi e costruirsi di forme: è lo spazio riservato all’Uomo dei lupi.
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