I percorsi riabilitativi in carcere includono un numero crescente di attività orientate ad una carcerazione più attiva e partecipata da parte dei detenuti, ai fini di una maggiore efficacia dei trattamenti proposti ma anche di una migliore applicazione della legge sulla rieducazione. Nel corso degli anni in Italia sono stati progressivamente attivati laboratori e progetti presso Istituti Penitenziari maschili, femminili e minorili e le tecniche di mediazione artistica sono ampiamente utilizzate nella realizzazione di queste attività. La scelta di questi approcci è attribuita principalmente alla maggiore facilità con cui è possibile esprimere emozioni e vissuti attraverso un prodotto artistico piuttosto che attraverso il canale comunicativo verbale. Il termine mediazione artistica, per molti aspetti assimilabile all’arte terapia, racchiude due concetti fondamentali: la “mediazione”, che sottende l’operazione del mediare ossia frapporre qualcosa tra due parti, in questo caso tra dimensione psichica interna e ambiente relazionale esterno; “artistico” implica invece un’espressione creativa che usa gli strumenti dell’arte ma senza necessariamente produrre “opere d’arte”. Infatti, nel lavoro con mediatori artistici o di arteterapia l’obiettivo principale non è il prodotto finale ma il processo psicologico e affettivo che porta alla realizzazione dello stesso. In questo percorso autobiografico e narrativo, le persone coinvolte utilizzano le loro risorse creative personali per esprimere parti di sé e della propria storia di vita per poi essere aiutate a riflettere e confrontarsi con ciò che emerge. È importante considerare che molto spesso, durante il periodo detentivo, si osserva un progressivo appiattimento dei processi creativi e immaginativi delle persone, molto concentrate sul momento dell’auspicabile scarcerazione ma meno orientate a costruire un proprio progetto di vita e a riflettere in modo costruttivo su di sé. In questo sfondo gli strumenti artistici offrono al detenuto la possibilità di ripercorrere ed elaborare le proprie esperienze, prima e durante la carcerazione, ai fini di attivare una possibile rivisitazione di alcuni aspetti personali. Tra i vari mediatori artistici l’utilizzo del video è ormai riconosciuto in diverse aree della riabilitazione e della rieducazione come parte integrante delle terapie espressive e delle artiterapie. L’integrazione con le tecniche teatrali ne aumenta ulteriormente i campi di applicazione grazie al lavoro che il detenuto svolge per comprendere e far vivere un personaggio, attraverso il confronto personale e con il gruppo di lavoro. Le metodologie applicative del video, come ad esempio la video confrontazione o il video partecipativo, sono orientate a facilitare la consapevolezza personale a vari livelli. Attraverso tali interventi si cercano di raggiungere obiettivi quali: riduzione del rischio di emarginazione, offrire uno spazio di rielaborazione personale ed interpersonale, promuovere comportamenti relazionali positivi attraverso il lavoro in gruppo, favorire il contatto emotivo, sostenere le parti sane della personalità, offrire stimoli per contrastare la deprivazione culturale. Nella presentazione verranno esposti casistica e progetti di riabilitazione che usano la mediazione artistica e l’uso dei video realizzati negli Istituti Penitenziari della Regione Puglia.

Cesare deve morire: mediazione artistica e uso dei video in contesti riabilitativi e rieducativi penitenziari

GRATTAGLIANO, IGNAZIO
2015-01-01

Abstract

I percorsi riabilitativi in carcere includono un numero crescente di attività orientate ad una carcerazione più attiva e partecipata da parte dei detenuti, ai fini di una maggiore efficacia dei trattamenti proposti ma anche di una migliore applicazione della legge sulla rieducazione. Nel corso degli anni in Italia sono stati progressivamente attivati laboratori e progetti presso Istituti Penitenziari maschili, femminili e minorili e le tecniche di mediazione artistica sono ampiamente utilizzate nella realizzazione di queste attività. La scelta di questi approcci è attribuita principalmente alla maggiore facilità con cui è possibile esprimere emozioni e vissuti attraverso un prodotto artistico piuttosto che attraverso il canale comunicativo verbale. Il termine mediazione artistica, per molti aspetti assimilabile all’arte terapia, racchiude due concetti fondamentali: la “mediazione”, che sottende l’operazione del mediare ossia frapporre qualcosa tra due parti, in questo caso tra dimensione psichica interna e ambiente relazionale esterno; “artistico” implica invece un’espressione creativa che usa gli strumenti dell’arte ma senza necessariamente produrre “opere d’arte”. Infatti, nel lavoro con mediatori artistici o di arteterapia l’obiettivo principale non è il prodotto finale ma il processo psicologico e affettivo che porta alla realizzazione dello stesso. In questo percorso autobiografico e narrativo, le persone coinvolte utilizzano le loro risorse creative personali per esprimere parti di sé e della propria storia di vita per poi essere aiutate a riflettere e confrontarsi con ciò che emerge. È importante considerare che molto spesso, durante il periodo detentivo, si osserva un progressivo appiattimento dei processi creativi e immaginativi delle persone, molto concentrate sul momento dell’auspicabile scarcerazione ma meno orientate a costruire un proprio progetto di vita e a riflettere in modo costruttivo su di sé. In questo sfondo gli strumenti artistici offrono al detenuto la possibilità di ripercorrere ed elaborare le proprie esperienze, prima e durante la carcerazione, ai fini di attivare una possibile rivisitazione di alcuni aspetti personali. Tra i vari mediatori artistici l’utilizzo del video è ormai riconosciuto in diverse aree della riabilitazione e della rieducazione come parte integrante delle terapie espressive e delle artiterapie. L’integrazione con le tecniche teatrali ne aumenta ulteriormente i campi di applicazione grazie al lavoro che il detenuto svolge per comprendere e far vivere un personaggio, attraverso il confronto personale e con il gruppo di lavoro. Le metodologie applicative del video, come ad esempio la video confrontazione o il video partecipativo, sono orientate a facilitare la consapevolezza personale a vari livelli. Attraverso tali interventi si cercano di raggiungere obiettivi quali: riduzione del rischio di emarginazione, offrire uno spazio di rielaborazione personale ed interpersonale, promuovere comportamenti relazionali positivi attraverso il lavoro in gruppo, favorire il contatto emotivo, sostenere le parti sane della personalità, offrire stimoli per contrastare la deprivazione culturale. Nella presentazione verranno esposti casistica e progetti di riabilitazione che usano la mediazione artistica e l’uso dei video realizzati negli Istituti Penitenziari della Regione Puglia.
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