permettono all’individuo di identificare gli stati mentali, ragionare sugli stessi, e ascriverli a se e agli altri. Questo insieme di abilità sono indipendenti l’una dall’altra e si distinguono in: monitoraggio, differenziazione, integrazione e decentramento. Evidenze empiriche (Abu-Akel e Shamay-Tsoory, 2011; Choi-Kain e Gunderson, 2008; Semerari e coll., 2007) confermano che possono essere distinte diverse componenti semi-indipendenti della metacognizione: abilità di pensare e attribuire stati Cognitivi versus Affettivi, e abilità riferite a Sé versus ad Altri. Inoltre, è emerso che alcuni disturbi di personalità sono caratterizzati da deficit in specifiche sottofunzioni metacognitive (Dimaggio e Semerari, 2003). Difficoltà nell’attribuire e ragionare sugli stati mentali possono interferire con l’abilità di intrattenere normali interazioni sociali (Bruneet al, 2007), di regolare le emozioni (Weiss e coll., 2006) e ad empatizzare con gli altri (Blair, 2005). Lo scopo del presente lavoro è verificare la presenza di specifici deficit metacognitivi nel Disturbo Antisociale di Personalità e nella Psicopatia, e di approfondire la relazione tra metacognizione e comportamento aggressivo. Questi disturbi sono caratterizzati dall’incapacità di creare e gestire legami affettivi autentici e dall’elevata propensione al comportamento criminale, specie quello premeditato e violento nel caso della Psicopatia (Hare e Neumann, 2008). Ulteriormente, la Psicopatia è caratterizzata da un deficit affettivo/interpersonale che include una superficialità affettiva, senso grandioso del sé, menzogna patologica, assenza di senso di colpa, rimorso e empatia, insensibilità e incapacità ad accettare la responsabilità delle proprie azioni (Hare, 1991). Gli studi che approfondiscono la metacognizione in soggetti affetti da questi disturbi sono scarsi, così come quelli che hanno approfondito la relazione tra specifici deficit di mentalizzazione e i comportamenti aggressivi nelle forme premeditate versus reattive (Abu-Akeland e Abushua’leh, 2004; Bo, Abu- Akel, Kongerslev, Helt Haahr e Bateman, 2014; Dolan e Fullam, 2004; Levinson e Fonagy, 2004; Majorek e colleghi, 2009; Taubner, White, Zimmermann, Fonagy e Nolte, 2013). Il campione è costituito da un gruppo d’individui che soddisfano i criteri per la diagnosi di Disturbo Antisociale appaiato per età, genere e livello di istruzione a individui che non soddisfano i criteri per questa diagnosi. Gli strumenti utilizzati sono Psychopathy Checklist–Revised (Hare, 1991) e Metacognition Assessment Interview (Semerari e coll., 2012), e Impulsive-Premeditated Aggression Scale (Stanford e coll., 2003). I dati sono in fase di raccolta. Verranno discusse le possibili implicazioni dei risultati in termini di protocollo d’intervento.

Funzionamento metacognitivo e comportamento aggressivo nel Disturbo Antisociale di Personalità e nella Psicopatia

GRATTAGLIANO, IGNAZIO;
2015-01-01

Abstract

permettono all’individuo di identificare gli stati mentali, ragionare sugli stessi, e ascriverli a se e agli altri. Questo insieme di abilità sono indipendenti l’una dall’altra e si distinguono in: monitoraggio, differenziazione, integrazione e decentramento. Evidenze empiriche (Abu-Akel e Shamay-Tsoory, 2011; Choi-Kain e Gunderson, 2008; Semerari e coll., 2007) confermano che possono essere distinte diverse componenti semi-indipendenti della metacognizione: abilità di pensare e attribuire stati Cognitivi versus Affettivi, e abilità riferite a Sé versus ad Altri. Inoltre, è emerso che alcuni disturbi di personalità sono caratterizzati da deficit in specifiche sottofunzioni metacognitive (Dimaggio e Semerari, 2003). Difficoltà nell’attribuire e ragionare sugli stati mentali possono interferire con l’abilità di intrattenere normali interazioni sociali (Bruneet al, 2007), di regolare le emozioni (Weiss e coll., 2006) e ad empatizzare con gli altri (Blair, 2005). Lo scopo del presente lavoro è verificare la presenza di specifici deficit metacognitivi nel Disturbo Antisociale di Personalità e nella Psicopatia, e di approfondire la relazione tra metacognizione e comportamento aggressivo. Questi disturbi sono caratterizzati dall’incapacità di creare e gestire legami affettivi autentici e dall’elevata propensione al comportamento criminale, specie quello premeditato e violento nel caso della Psicopatia (Hare e Neumann, 2008). Ulteriormente, la Psicopatia è caratterizzata da un deficit affettivo/interpersonale che include una superficialità affettiva, senso grandioso del sé, menzogna patologica, assenza di senso di colpa, rimorso e empatia, insensibilità e incapacità ad accettare la responsabilità delle proprie azioni (Hare, 1991). Gli studi che approfondiscono la metacognizione in soggetti affetti da questi disturbi sono scarsi, così come quelli che hanno approfondito la relazione tra specifici deficit di mentalizzazione e i comportamenti aggressivi nelle forme premeditate versus reattive (Abu-Akeland e Abushua’leh, 2004; Bo, Abu- Akel, Kongerslev, Helt Haahr e Bateman, 2014; Dolan e Fullam, 2004; Levinson e Fonagy, 2004; Majorek e colleghi, 2009; Taubner, White, Zimmermann, Fonagy e Nolte, 2013). Il campione è costituito da un gruppo d’individui che soddisfano i criteri per la diagnosi di Disturbo Antisociale appaiato per età, genere e livello di istruzione a individui che non soddisfano i criteri per questa diagnosi. Gli strumenti utilizzati sono Psychopathy Checklist–Revised (Hare, 1991) e Metacognition Assessment Interview (Semerari e coll., 2012), e Impulsive-Premeditated Aggression Scale (Stanford e coll., 2003). I dati sono in fase di raccolta. Verranno discusse le possibili implicazioni dei risultati in termini di protocollo d’intervento.
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