Questo articolo si incentra sulla relazione tra corpo e scrittura francese dell’ «Extrême Contemporain» in quattro testi (rappresentativi di una parte della letteratura attuale) che "dicono" il corpo come spazio di creazione, luogo in cui è ancora possibile trovare un senso in un mondo in decomposizione. In assenza del corpo reale, può la parola sostituirsi alla necessità interiore dell’uomo di “dire” e di “dirsi”, al di là della dolorosa esperienza della quotidianità, tramite la musica e il ritmo silenzioso della scrittura? Il corpo scritto è un soggetto che si costruisce attraverso la parola scritta divenendo un altro corpo, un corpo di ricambio. Ne La démangeaison la pelle era testo a pieno titolo, uno strumento possibile della rappresentazione, testo che tracciava la storia di un corpo. Ma questa pelle è ancora una linea di confine? E, nel quadro di un universo che contempla volentieri la manipolazione, l’alterazione e la trasformazione, la materia del corpo costituisce ancora un limite tra esterno e interno ? Corpus Scripti è il libro scritto dal corpo, il “testo-risultato” dell’azione del “corpo-scrittore”, della vita del corpo, interlocutore dello scrittore che si rivolge al testo dandogli del «tu». Lunga meditazione sul corpo, Tohu è un testo scavato nella pelle, tra la carne e il mondo, l’en-dedans del corpo e l’en-dehors del reale, un testo in cui «la chair désigne une signification concrète» (Tohu, p. 183). Testo in divenire – « Ça s’écrit tout seul, ce sont des phrases » (Cercle, p. 404), l’« avventura » di cui si parla sin dal primo capitolo di Cercle è un « atto » di creazione, in cui la priorità dell’ “io scrivo” sullo “scrittore” fa di «scrivere» una maniera di essere, una necessità e una disciplina, un modo di vivere per risalire dagli inferi e produrre un senso. Un corpo nuovo nasce sin dalle prime righe di questo romanzo, attraverso frasi che si spiegano sotto gli occhi del lettore per conquistare una nuova esistenza, reinventata dalla parola scritta. Scrivendo il corpo come fanno questi scrittori, si passa da un universo astratto ad un mondo concreto, che rende quasi palpabile il corpo e il suo movimento attraverso una scrittura che disegna sulla pagina una parola corporale, in grado di dire e di fare, fino a rappresentare. Il linguaggio come prodotto del corpo dà vita a un libro di carne. Dalla pelle come strumento possibile della rappresentazione, la "pelle-testo", attraverso l’esperienza del "corpo-scrivente" sino a quella del "corpo di frasi", questo breve percorso tra la “carne e la prosa” di alcuni testi della letteratura francese attuale si interroga su come la parola resta una creazione del corpo, di un corpo come spazio di sperimentazione, rete di segni, generatore di Senso. Un tentativo, questo, di cogliere la scrittura come "acte" in movimento, il senso del gesto di scrivere, gesto corporale e artistico, che aiuti a vivere meglio. In Écrire pourquoi? Haenel sostiene : « Je n’écris pas pour "faire de la littérature", mais afin d’élargir en moi les possibilités de vivre » .

Libri di carne. Dalla "pelle-testo" al "corpo di frasi": Nobécourt, Moreau, Vuillard, Haenel

GRAMIGNA, VALERIA
2009-01-01

Abstract

Questo articolo si incentra sulla relazione tra corpo e scrittura francese dell’ «Extrême Contemporain» in quattro testi (rappresentativi di una parte della letteratura attuale) che "dicono" il corpo come spazio di creazione, luogo in cui è ancora possibile trovare un senso in un mondo in decomposizione. In assenza del corpo reale, può la parola sostituirsi alla necessità interiore dell’uomo di “dire” e di “dirsi”, al di là della dolorosa esperienza della quotidianità, tramite la musica e il ritmo silenzioso della scrittura? Il corpo scritto è un soggetto che si costruisce attraverso la parola scritta divenendo un altro corpo, un corpo di ricambio. Ne La démangeaison la pelle era testo a pieno titolo, uno strumento possibile della rappresentazione, testo che tracciava la storia di un corpo. Ma questa pelle è ancora una linea di confine? E, nel quadro di un universo che contempla volentieri la manipolazione, l’alterazione e la trasformazione, la materia del corpo costituisce ancora un limite tra esterno e interno ? Corpus Scripti è il libro scritto dal corpo, il “testo-risultato” dell’azione del “corpo-scrittore”, della vita del corpo, interlocutore dello scrittore che si rivolge al testo dandogli del «tu». Lunga meditazione sul corpo, Tohu è un testo scavato nella pelle, tra la carne e il mondo, l’en-dedans del corpo e l’en-dehors del reale, un testo in cui «la chair désigne une signification concrète» (Tohu, p. 183). Testo in divenire – « Ça s’écrit tout seul, ce sont des phrases » (Cercle, p. 404), l’« avventura » di cui si parla sin dal primo capitolo di Cercle è un « atto » di creazione, in cui la priorità dell’ “io scrivo” sullo “scrittore” fa di «scrivere» una maniera di essere, una necessità e una disciplina, un modo di vivere per risalire dagli inferi e produrre un senso. Un corpo nuovo nasce sin dalle prime righe di questo romanzo, attraverso frasi che si spiegano sotto gli occhi del lettore per conquistare una nuova esistenza, reinventata dalla parola scritta. Scrivendo il corpo come fanno questi scrittori, si passa da un universo astratto ad un mondo concreto, che rende quasi palpabile il corpo e il suo movimento attraverso una scrittura che disegna sulla pagina una parola corporale, in grado di dire e di fare, fino a rappresentare. Il linguaggio come prodotto del corpo dà vita a un libro di carne. Dalla pelle come strumento possibile della rappresentazione, la "pelle-testo", attraverso l’esperienza del "corpo-scrivente" sino a quella del "corpo di frasi", questo breve percorso tra la “carne e la prosa” di alcuni testi della letteratura francese attuale si interroga su come la parola resta una creazione del corpo, di un corpo come spazio di sperimentazione, rete di segni, generatore di Senso. Un tentativo, questo, di cogliere la scrittura come "acte" in movimento, il senso del gesto di scrivere, gesto corporale e artistico, che aiuti a vivere meglio. In Écrire pourquoi? Haenel sostiene : « Je n’écris pas pour "faire de la littérature", mais afin d’élargir en moi les possibilités de vivre » .
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